giovedì 18 febbraio 2016

Tanti auguri "Faber"


La musica italiana spesso e volentieri è stata figlia minore di quella straniera, un po' per il nostro modo di scrivere le canzoni, un po' perché a noi la parte della Cenerentola ci è sempre risultata più facile (specie negli ultimi anni), ma se si andassero ad analizzare alcuni testi ed alcune canzoni di autori nostrani, capiremmo che forse questo Paese sul versante della qualità non ha nulla da invidiare a nessuno.
Oggi 18 febbraio è il compleanno di Fabrizio De André, dico è perché è un po' lo stesso concetto dei monumenti, hanno sì una data di nascita, ma restano in eterno. Ecco De André è un monumento, ed è, per riprendere il concetto di prima, uno di quegli autori che non hanno da farci invidiare nulla a nessuno.
De André ha raccontato una faccia di questo Paese, spesso e volentieri taciuta, particolarmente perché siamo un Paese bigotto, che ha paura di essere giudicato, ma lui non ha mai avuto problemi a raccontare la storia di Marinella, raccontandola con quella sua poetica gentile e mai sgarbata, ma allo stesso tempo diretta. Ha saputo raccontarci la storia di un carcerato che sconfitto dalla propria vita si suicida in cella (la ballata del Miché), ha attinto dalla musica popolare con la filastrocca tutta orecchiabile di "Volta la carta", ci ha spiegato che in fondo la guerra è un film con attori in carne ed ossa che hanno premura come ne "La guerra di Piero". Potrei dilungarmi per ore a parlare di questo cantautore, a tal proposito non esiterei a chiamarlo poeta, semplicemente porto rispetto per lui, il quale durante un'intervista citò Benedetto Croce il quale diceva che c'è un'età in cui si scrivono poesie chi più chi meno, poi superata quella soglia ci sono due categorie i cretini e i poeti per questo disse Faber precauzionalmente preferiva farsi chiamare cantautore.
L'ironia a De André non è mai mancata, anzi le sue interviste spesso e volentieri sono risultate così piene di saggezza ed appunto ironia, che a riguardarle strappano a prescindere un sorriso.
Oggi avrebbe compiuto 76 anni, chissà cosa avrebbe raccontato dell'Italia, lui anarchico, ma credente, mi alleno spesso in questo esercizio per immaginare chissà quali parole, poi ascolto e leggo i suoi testi e capisco che alla fine ci ha lasciato un patrimonio, che era già una sorta di eredità per gli anni a venire.
Racconterò in futuro le sue canzoni, ma oggi mi sembrava doveroso rendergli omaggio.

Tanti auguri di nuovo Fabrizio. Un tuo ammiratore

domenica 14 febbraio 2016

Eccomi arrivato in questa avventura. Mi presento, sono Gabriele, ho 32 anni e da anni coltivo la passione per la musica, in particolare musica leggera italiana, con una forte attenzione alla musica cantautorale del passato.
E' da poco terminata la sessantaseiesima edizione del Festival di Sanremo e mi sembrava doveroso iniziare questa avventura parlando del Festival più famoso d'Italia.
Parlando della conduzione non ho nulla da dire nei confronti di Carlo Conti, come scritto da più parti è il conduttore più lineare che la Rai possa avere, mescola professionalità a grandi capacità di mediazione con chiunque sia l'ospite che ha accanto, un Pippo Baudo dall'accento toscano, questo ovviamente non è un male per un Festival che fa della tradizione il proprio marchio di fabbrica.
Sulle spalle che ha avuto accanto ci sarebbe da dire molto, mi soffermo sulla nota positiva:Virginia Raffaele. Finalmente è arrivata a Sanremo ed alla ribalta, perché per chi osserva la tv non è certo una sconosciuta, però in questa veste di valletta/avatar si è dimostrata ancora più completa, la tv italiana ha bisogno di questi talenti.
Ma veniamo alle canzoni, le vere protagoniste di un festival della canzone italiana.
La vittoria è andata agli Stadio, un gruppo che negli anni '80 spopolava con brani come "Grande figlio di puttana" o la ballabile e delicata "Ballando al buio", il gruppo musicale mancava dalle scene che contano da un po', stavolta si è presentato con un brano ben articolato, nelle corde (sempre alte) di Curreri e con un testo non troppo banale, in un'edizione senza canzoni che entrano come Papa è a mio avviso un giusto premio.
Sugli altri cantanti una menzione particolare va a Patty Pravo, non tanto per la voce, ormai la sua intonazione inciampa spesso su vette che ormai le sue "gambe" non possono "scalare", ma quanto per la classe e per il personaggio che interpreta. Ha infatti portato un brano difficile da cantare, però ci ha provato, ha limitato i danni e serata dopo serata a me è sembrata aver preso le distanze dalle stonature.
Tra le note negative a mio avviso c'è il duetto tutto in salsa sanremese di Deborah Iurato e Giovanni Caccamo, la prima possiede una bella voce, una bella timbrica, il secondo meno, lo scorso anno si fece apprezzare a Sanremo giovani, quest'anno la forzatura di inserirlo tra i big, di portarlo con un duetto, è apparsa a mio avviso un autogoal, perché non ha permesso alla Iurato (anch'essa big?) di far sentire la propria bravura e magari di far portare a Caccamo un brano nelle sue corde. Non sempre l'atmosfera da "Trottolino amoroso" giova ai cantanti.
Tra gli sconfitti annovererei Noemi ed Arisa, per la prima un brano scritto da Masini un bel testo, che però difetta di ritornello, l'ex partecipante ad Xfactor ha provato a cucirselo addosso, ma le è mancata qualche piccola cucitura a mano, mentre per Arisa è mancato lo slancio ad un pezzo ben dotato di testo, di interpretazione, infatti considero lei ormai la migliore interprete di questa generazione, ma per vincere serviva l'emozione, questa volta ha difettato.
Una menzione speciale va ad Enrico Ruggeri, un pezzo diremmo alla Ruggeri, ma ce ne fossero!!
Tira fuori grinta, non ti strappa mai uno sbadiglio e neanche un desiderio di cambiar canale, nel finale si butta in un accenno di prog, che dire, quando un artista è degno di tale nome lo dimostra quando vuole.
Premio eleganza va sicuramente ad Annalisa, si è presentata "signora" con un abbigliamento adatto alla kermesse, un pezzo ben articolato, con un buon ritornello, le manca ancora qualcosa per poter vincere, ma questa artista ha talento da vendere, mi auguro che qualcuno inizi a scrivere per lei pezzi degni di nota.
Tra i big concludo dicendo che ho apprezzato meno gli Elio, perché da musicisti genialodi come loro mi aspettavo una sorpresa, hanno sì presentato un pezzo con 7 ritornelli e senza strofe, ma dopo la "Canzone monotona" da un guppo così geniale mi aspettavo l'inaspettabile, che so un valzer, una canzone da balera, comunque sia rimangono pur sempre musicisti strepitosi. Irene Fornaciari è stata giustamente ripescata, con un bel brano sull'immigrazione, porta un cognome importante, ma ha nel proprio bagaglio molto talento, faticherà, ma per me ha futuro.
Bene anche Dolcenera con un blues tutto cucitole addosso, il blues non è genere da Sanremo, però giustamente un'artista come lei porta ciò che sente, è un brano da riascoltare più volte.
Infine una menzione va ai giovani Francesco Gabbani, vincitore indiscusso con un bel brano orecchiabile, adesso avrà il compito di tirar fuori un secondo singolo interessante per non rimanere nel dimenticatio, chi invece secondo me ha classe da vendere è Chiara Dello Iacovo, ha l'aspetto di un pulcino bagnato, ma questo sarà la sua forza se saprà interpretare brani cantautorali dal sapore intimista, l'importante è che non si faccia trasportare troppo dal mercato.
Ultima nota è sull'artista Cecile con il suo brano N.E.G.R.A ha una potenza a tratti spaventosa, potrebbe partecipare a qualsiasi disciplina atletica, porta un brano aggressivo come il suo corpo, ma lo fa con le giuste misure, sicuro sarà un pezzo che nelle radio non passerà inosservato.
Concludo dicendo che sono d'accordo con la riconferma di Conti, anche ammettendo che alla sua prima nomina ero titubante per il suo modo di essere troppo "preciso", ma Sanremo ha bisogno di quella precisione, però consiglio a lui e tutto lo staff di tornare ad un numero di big ridotto, 20 cantanti sono troppi, ci rimette il Festival, ma soprattutto si rischia di portare brani che fanno da riempitivo.
Inoltre due mie battaglie sul ritorno sul palco dei fiori come ornamento e la mia idea sull'ospitata dei cantanti italiani fuori gara, sono e ribadisco la mia contrarietà perché se sei un cantante italiano devi partecipare alla gara, altrimenti non ha senso.

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